Che cos’è Lunedì Botte te l’ho spiegato qui.
Il tutto, con la gradita collaborazione di Bloodbuster, dove potrete trovare i film recensiti, e molto di più.
Prima di vedere Ip Man 1, è imperativo prendere il divudì ed estirpare la traccia audio in italiano con un paio pinze. Questo consiglio vale anche per il due (tantissimo), per il tre e per il pepperepè.
Ip Man va visto in lingua originale con sottotitoli a tua scelta. Detto questo, parliamo del film.
In teoria è una biopic: una pellicola ispirata alla biografia di una persona realmente esistita.
In pratica non lo è, perchè ci si allontana completamente dal documentario, dal realismo della biografia reale, e il film viaggia verso i toni epici più puri del cinema asiatico.
Nello specifico, racconta la vita del Maestro Ip Man, un omino sorridente che ha strutturato lo stile Wing Chun, allenato Bruce Lee, e preso a calci in culo i giapponesi invasori.
Ma chi era Ip Man, e per quale motivo la sua figura è così importante da meritare una trilogia tutta sua e produzione con la P maiuscola?
Se non sei esperto di arti marziali, capisco che per te un pugno in faccia sia semplicemente un pugno in faccia, però... Però anche il mondo dei calci nei denti, a suo modo, evolve. Parte dal classico, passa per il moderno, arriva al contemporaneo.
Il Maestro Ip Man ha codificato uno stile moderno di Kung Fu chiamato Wing Chun. Senza il Wing Chun non esisterebbero il Jet Kune Do, il Krav Maga e parecchi altri stili contemporanei di combattimento.
Ip Man è quello che ha fatto per primo il gol in rovesciata, o quello che si è inventato la Rabona, giusto per fare un paragone calcistico.
La figata è che tutto questo nel film nessuno te lo spiega. Le vicende cominciano con Ip Man che è già Ip Man. Un’azione narrativa rivoluzionaria, in un mondo che anela spiegotti e didascalie.
Ip Man mena, e mena in modo diverso rispetto agli altri maestri. Le sue tecniche non sono ispirate a nessun animale, non si mette nella (scomodissima) posizione del cavaliere, accorcia sempre le distanze, contiene sempre i movimenti, e sfrutta a suo vantaggio l’attacco degli avversari.
In poche parole ha strutturato un arte marziale efficace.
(Certo, lo sappiamo tutti che la Muay Thai, senza balletti e fronzoletti, è più efficace del Wing Chun, ma ne riparleremo quando il regista di Ong-Bak avrà risolto i suoi problemi con il ridicolo involontario.)
La parte di Ip Man viene affidata a Donnie Yen, superstar del cinema cinese. Allora lui indossa la faccia seria di Mister Potato, e la tiene per tutto il film.
La tiene ancora perché ne è convinto.
E ancora, ancora, ancora, fureva.
Anche se, come dimostrano le foto d’epoca, Ip Man era un signore espressivo e sorridente.
Che ha allenato Bruce Lee. Sorridendo.
Ma non importa. Donnie Yen non recita con la faccia, recita con il corpo, si esprime con la postura e non con i muscoli facciali.
Si percepisce, vedendo il Maestro in azione, come la sua sia una forza trattenuta, più che una forza esibita. Il nucleo è nel contenere, racchiudere, tirare e non spingere.
A conti fatti, percentuali alla mano, Ip Man si pesta pochissimo rispetto a pellicole analoghe.
Il film rispetta tutti i momenti tipici del cinema asiatico, non si risparmia niente, dal melodramma alla commedia, dall’azione pura, agli attori tirati dai cavi, ai duelli, alle sfide, vendetta, amicizia, tradimenti, tutto il pacchetto emozionale completo viene servito minuto dopo minuto.
Poi arrivano i giapponesi. E inizia il regno nero delle favole.
Ingoi umiliazione rovente fino a quando non ne puoi più. Non ce la fai tu e non ce la fa Ip Man.
Arriva quel momento, costruito in modo impeccabile a livello di pathos, in cui Ip Man apre e lascia andare tutto quello che ha trattenuto.
La scena è strafamosa, ettolitri di click su You Tube, e la metto anche io qui sotto.
Non è il combattimento a essere eccezionale, la cosa importante è come la narrazione ti porta a quel momento. Vedere soltanto le legnate sul Tubo, ti assicuro, non è la stessa cosa.
L’esplosione di Ip Man, la sua unica reale deflagrazione di furia, è costruita tassello dopo tassello
nei venti minuti che precedono il suo ingresso sul tatami.
E ora la grande domanda:
Ip Man 1 è un film che avrebbe potuto fare Long Wei?
Non nella parte principale, perchè è troppo giovane, forse poteva interpretare la parte di un allievo, o di uno dei cattivi senza nome.
Però, nel secondo capitolo della trilogia dedicata a Ip Man, c'è un attore che assomiglia un bel po' all'eroe di via Paolo Sarpi.
Forse è lui.
Ip Man
di Wilson Yip
Con Donnie Yen, Simon Yam, Siu-Wong Fan, Lam Ka Tung, Yu Xing.
Titolo originale Yip Man
105 min
Hong Kong 2008.
Se lo cerchi, da Bloodbuster ce l'hanno!
Il prossimo appuntamento con Lunedì Botte è tra una settimana sul blog: Birra e Darth Vader.