Non è mica facile scrivere di Death Metal. Ci provo.
Tumpatumpatumpatumpa.
Skaragangwraangskaragang.
Tumpatumpatumpatumpa.
wrazzawrazzawrazzaTUMP.
Suffaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhrrrrrr!
Wrazzazzawrazzazatutututututututu.
Piùvveloce!
TUMTUMTUM.
Sgaragawasgaragawarrzzzzaaa.
Extremepain is what theyneed to feelfortherest of their uòòòòòò!
Wrazzazzawrazzazatutututututututu.
Misery and despair leaves thier souls when infinity ends!
Cickacickasickacicka.
SWRAAANZ!
Per dire. Mica è facile descrivere "Make Them Suffer" dei Cannibal Corpse. Giusto per fare un esempio.
Death Metal, con tutti annessi e connessi di demoni, satani, sangui e visceri. Voci che manco Ciotti con in gola una motosega, batteristi centometristi, chitarristi grattuggioni, bassisti macchinette, loghi più brutti dei fumetti più brutti, capelli sulla faccia e piedi che puzzano. Perché quelli, comunque sia, nel Death Metal puzzano fureva.
Death Metal è anche il titolo del nuovo libro di Tito Faraci, che di Death Metal è pregno, così come è pregno di sangui, viulenzi e Suffaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhrrrrrr!
Horror, ma di un sottogenere inedito per quanto riguarda l’horror letterario. Death Metal è uno slasher. Di quelli tosti. Di quelli che i ragazzi arrivano in un posto, si perdono, poi entrano in campo i cattivi e sono casini.
In questo caso però, non si tratta di una band ammerigana che si perde nelle paludi della Louisiana e ha casini con gente che si accoppia tra consanguinei. Si perdono nel pavesotto. Nell’orrore nebbioso della pianura padagna, dove magari si accoppiano lo stesso tra consanguinei però bevono il vino buono. Quello dell’oltrepò. Oltrepò ultraviolento.
In più, i deathmetalli non sono i "cattivi" della storia. Sono i buoni. Ah.
Di questo e di altro si è parlato ieri, alla presentazione del libro alla Feltrinelli di Corso Buenos Aires.
Sandrone Dazieri moderava, Tito è stato un frontman molto brillante.
Di Death Metal e di musica ne sa. A mazzi. Così come ne sa di horror. A mazzi. Tutto questo lo sto trovando nelle pagine del suo libro, che si apre malissimo, nel senso horror del termine, con un incipit che ci ho messo un paio di giorni a digerire.
Parentesi personale:
La serata di ieri è stata molto piacevole. In più, grazie a Tito ho finalmente conosciuto Paola di Masterchef che era lì.
Io e Paola dovevamo incontrarci, poi casini. Dovevamo organizzare una cena, poi casini.
Fatto sta che finalmente ci siamo conosciuti live lì da Tito.
Ci siamo abbracciati in un guizzo di simpatia reciproca. Ho conosciuto anche suo marito, che in pratica è un tipo alla Neal Caffrey, però con la barba. Per cui a me tocca la parte di Mozzie.
Fine della parentesi personale, torniamo al libro di Tito.
Tra le varie domande che Sandrone gli ha fatto, ad una avrei voluto alzare la manina e rispondere io.
- Che cosa hai portato nel mondo letterario della tua esperienza con i fumetti?
Ecco. Più o meno la domanda era questa.
Conoscendo la produzione di Tito, quello che ha trasferito dai fumetti ai libri è una cosa semplice, ma al tempo stesso difficilissima.
Lui scrive per raccontarti una storia. Non scrive per farti vedere quando è bravo a scrivere.
Non si compiace tra gli aggettivi inutili. Pensa alla sostanza.
E questa, a mio avviso, è la dote più importante per un narratore.
Tito Faraci
Death Metal
Piemme Freeway
15.50 €